Tutti gli articoli di Andrea Vallarino

Il Pensiero Strategico

Andrea Vallarino (a cura di)

Inprint LULU.COM 2021

Questo libro nasce dalla raccolta di articoli redatti nell’arco degli ultimi due anni e comparsi sulla newsletter dal titolo Liguria Strategica. Un piccolo giornale online di un gruppo di professionisti: medici, psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, che una volta al mese si riunisce per una supervisione clinica e formativa secondo il modello del problem solving strategico elaborato dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone e proposto in Liguria sotto la responsabilità del Dott. Andrea Vallarino. Il gruppo si riunisce per discutere e risolvere casi particolarmente importanti da un punto di vista clinico, ma anche per fare formazione clinica permanente. Inoltre vengono intrapresi progetti di ricerca in ambito medico, psichiatrico e psicoterapeutico. Ogni mese i partecipanti al gruppo elaborano articoli per divulgare il lavoro svolto e alcuni tra i più interessanti vengono proposti in questo libro. Il testo ha il pregio di divulgare, a fianco dei contenuti, il modus operandi del gruppo di lavoro, contraddistinto da collaborazione e complementarietà tra i singoli professionisti e da una sana competitività con l’obiettivo di una evoluzione umana e di una sempre maggiore competenza professionale.

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Liguria Strategica Anno III

ANNO TERZO

Giornale Mensile dei Centri di Terapia Strategica e degli Studi aderenti alla Supervisione Strategica della Liguria

Numero 1 – Agosto 2021

Progetto di ricerca per la terapia del dolore cronico

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Numero 2 – Settembre 2021

San Cosma e Damiano: i medici santi

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Numero 3 – Ottobre 2021

In principio era il medico di famiglia: lo specialista di medicina generale

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Numero 4 – Novembre-Dicembre 2021

Le basi neuroscientifiche della psicoterapia

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Numero 5 – Gennaio 2022

Inventata a Genova lʼinsulina “intelligente” che rivoluzionerà la vita dei pazienti diabetici

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Numero 6 – Febbraio 2022

Pre-corso di Coaching per studiare Strategicamente

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Numero 7 – Marzo 2022

La diagnosi differenziale nelle Sindromi da attacchi di panico

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Numero 8 – Maggio 2022

La tecnologia è una droga

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Numero 9 – Giugno 2022

Acquario di Genova, pazienti e diagnosi psichiatriche

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Numero 10 – Luglio 2022

L’uso strategico degli psicofarmaci

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Scienza della performance

Congratulazioni alla nostra collega Tiziana De Giulio, psicoterapeuta di Bari, in basso a destra nella foto, per il brillante terzo posto nei campionati italiani di nuoto in apnea pinne, oltre al quarto posto nella sezione apnea monopinna con 205 metri. Il suo commento è stato: “Sono andata oltre quello che mi aspettavo e oltre quello che il corpo senza allenamento mi avrebbe permesso (a causa del lavoro, infatti, non ho avuto tempo di allenarmi come avrei dovuto). Insomma la testa ha fatto la gara e ha superato i limiti del corpo. Le mie risorse di psicoterapeuta mi hanno aiutato nella performance sportiva.”

Prendiamo spunto dalla nostra collega per illustrare quello che è l’apporto della psicologia allo sport. Nello sport l’apporto della psicologia va sotto il nome di coaching. Gli sportivi non chiedono aiuto per problemi da risolvere, ma ci chiedono lo sblocco della performance, cioè l’andare oltre le proprie normali capacità.

Occorre stare attenti nella comunicazione con gli atleti nel non confondere i livelli dell’aiuto. Ci proponiamo non come terapeuti in one up position, ma alla pari come allenatori. E’ importante porsi in collaborazione simmetrica, cioè sullo stesso piano. Noi chiediamo informazioni sullo sport praticato e tutti i dettagli che può conoscere solo l’atleta e cerchiamo di proporre l’aiuto secondo le nostre tecnologie. Posso anche non utilizzare lo studio, che da l’idea dell’intervento clinico, per il coaching e spesso scelgo un’altra sede, la sede stessa dell’allenamento o una sala che non rimandi all’idea della psicoterapia.

L’intervento più semplice di coaching consiste nell’utilizzare la mezzora e l’ipnosi.

Si propone all’atleta prima degli allenamenti e poco prima della gara di ritagliarsi una mezzora in cui mettere le peggiori fantasie rispetto alla performance, tutte le ansie della competizione, tutta la paura di non riuscire, di fare una brutta figura rispetto agli altri atleti ed al pubblico ed ai propri fans, insomma tutti i peggiori pensieri e ansie per canalizzarle prima degli allenamenti e prima della gara. Quello che succede è che effettivamente mettendo i pensieri alcuni riempiono la mezzora di paensieri e stanno male nella mezzora, i più ossessivi, ma hanno la mente sgombera durante gli allenamenti e la gare, altri non riescono neanche nella mezzora a stare male perché scatta un paradosso, per cui più cercano il negativo, più si distraggono e la mente si alleggerisce e va su pensieri positivi ed anche in questo caso la performance tanto in allenamento, quanto soprattutto in gara ne beneficia aumentando il rendimento atletico. Nell’antica Cina questo stragemma veniva definito “spegnere il fuoco, aggiungendo legna”.

La sera, dopo l’allenamento, si addestra l’atleta all’autoipnosi durante la quale una volta raggiunta la trance dovrà immaginare la sua performance fluida, lieve, potente, efficace. Dovrà in una parola immaginarsi mentre gareggia in modo proficuo e performante. Se è un pugile mentre porta dei colpi con destrezza e potenza, se è un golfista mentre colpisce la pallina in modo preciso, se è un nuotatore mentre sfila nell’acqua in modo veloce, con stile fluido e riducendo l’attrito nell’acqua. Negli sport in cui è necessario ridurre l’utilizzo di energia, in ipnosi si può addestrare l’atleta a ridurre la frequenza del battito cardiaco.

Personalmente ho utilizzato l’ipnosi con atleti di vari sport. Dal nuoto, allo sci, al golf, al pugilato, al calcio professionistico di serie A e B, alla scherma, al motociclismo, con ottimi risultati. L’unica clausola che viene richiesta all’atleta è di impegnarsi ad essere sistematico nell’applicare le tecniche. La sistematicità nel’applicare le tecniche è fondamentale perché nello sblocco della performance si tratta di costruire dal nuovo un sistema percettivo reattivo che automaticamente scatti al momento della gara costruendo in modo spontaneo l’aumento di rendimento e la nuova performance. Anche qui si vede la differenza tra fare terapia e coaching o come meglio viene definito attualmente “scienza della performance”. In psicoterapia si tratta di sbloccare un sistema percettivo reattivo esistente, nello sblocco della performance si tratta di costruire un sistema percettivo reattivo nuovo.

Alle radici umane dell’approccio strategico: Paul Watzlawick e Heinz von Foerster visti da vicino

Solo una grande anima osa avere uno stile semplice. Stendhal

Ho incontrato di persona Paul Watzlawick un giorno di luglio del lontano 2002. Prima lo avevo conosciuto nelle conferenze, dai libri, ma non ero mai riuscito a stringergli la mano. Nel luglio del 2002 a S. Francisco, California, era stata convocata la conferenza internazionale “On The Shoulders of Giants” (Sulle Spalle dei Giganti) convocata proprio per onorare i grandi della terapia strategica o la loro memoria: Watzlawick, von Foerster, Weakland… Ero riuscito a prenotare un albergo proprio a fianco alla sede della conferenza. Per accedervi mi bastava attraversare una piccola strada. Ma alcuni giorni prima ho voluto andare a visitare il “Mental Research Institute” a Palo Alto. Arrivato alla sede ho dovuto inventarmi una scusa per entrarvi ed allora cosa meglio che chiedere informazioni sulla conferenza. “Sono appena arrivato, non conosco il programma, dove si svolgerà…” La segretaria interloquisce con me per un po’, poi si accorge che sono italiano, allora per agevolarmi, mi dice che avrebbe chiamato una persona che conosceva bene la lingua italiana. Con mia grande sorpresa vedo arrivare il prof. Watzlawick, l’autore di Pragmatica della comunicazione umana[1] e di Change[2], forse il libro di psicologia più bello che io abbia mai letto, colui che con la frase “la psicoanalisi, una terapia senza fine e senza fini”[3] mi aveva definitivamente emancipato dall’ideologie psicoanalitiche e psichiatriche in generale. Ed allora abbiamo parlato un po’, mi ha illustrato brevemente gli argomenti, gli invitati, mi ha dato l’indirizzo della sede, si è preoccupato molto di come avrei potuto seguire la conferenza dato che il mio inglese era un po’ rudimentale. L’ho salutato e gli ho stretto la mano prima di andarmene. Mi ha colpito la sua semplicità e disponibilità e per contrappunto mi sono venute in mente tutte quelle volte in cui professori o primari mi avevano fatto fare anticamera prima di potergli parlare magari per un esame o per delle spiegazioni, anticamera a volte conclusasi con un “ci dispiace il professore è dovuto andare via”. Quanti cattedratici si sarebbero scomodati per dare informazioni ad uno sconosciuto appena arrivato? Questa semplicità da parte di una persona che per importanza è una figura del gotha della scienza, l’equivalente per la strategica di Freud per la psicoanalisi, mi ha colpito molto. In seguito non ho resistito a raccontare l’accaduto ad amici e colleghi presenti alla conferenza, i quali ogni volta che entrava nella sala, chiosavano: “Guarda c’è il tuo interprete personale!” Ma non fu l’unica lezione avuta sul piano umano. Un’altra volta in Italia ad Arezzo in una conferenza, in cui figurava come principale relatore, un collega psichiatra nell’intervallo gli aveva chiesto un autografo da vergare su uno dei suoi libri. Con disponibilità, mi ha raccontato il collega, aveva autografato il libro e con altrettanta ironia aveva accompagnato il gesto dicendogli: “Sa quanto varrà questo libro dopo la mia morte!”.

E, a proposito di ironia e soprattutto di umiltà, sempre nella conferenza di S. Francisco, ho avuto il tempo di conoscere Heinz von Foerster, “ingegnere di formazione, prestigiatore per diletto, appassionato studente di fisica e di matematica”[4], ha contribuito a sviluppare insieme a Norbert Wiener, John von Neumann la cibernetica, cioè la scienza della comunicazione all’interno dei sistemi, scienziato ed anche filosofo costruttivista, figura eminente. Si deve a lui il superamento nella scienza del concetto positivista di conoscenza oggettiva[5]. Tanto per dare l’idea del temperamento della persona, nel libro scritto con E. von Glasersfeld “Come ci si inventa”[6], ricorda di quando alla fine della seconda guerra mondiale girava per Vienna con una moto di piccola cilindrata (un Puch 125) per verificare tutti i punti della linea elettrica dove c’era ancora elettricità e segnalarli in modo da ridare la luce alla città. Alla conferenza è intervenuto in sedia a rotelle, con una gamba amputata per evidenti problemi legati all’età: aveva all’epoca oltre novant’anni. Eppure, sembrava non avere nulla da recriminare all’età ed alla malattia, divertito ed ironico, aveva due occhi azzurri che sprizzavano vitalità e curiosità, nel mentre si definiva “a Watzlawick invention” (un’invenzione di Watzlawick), intendendo l’opera di divulgazione delle sue teorie ad opera di Paul Watzlawick.

Ricordo l’orgoglio e l’onore di appartenere, seppur come ultimo arrivato, alla corrente di pensiero di queste due figure: potenti carismatiche e nello stesso tempo umili e disponibili; persone eminenti, ma mai arroganti. Quante volte dopo aver incontrato persone conosciute sui libri ero rimasto deluso dovendone rivedere al ribasso la considerazione. In questo caso, aver conosciuto dal vivo gli autori che mi avevano appassionato ha addirittura elevato la mia stima nei loro confronti.

Tuttora cerco di andare incontro al quotidiano lavoro clinico e di ricerca con lo stile serio, ma anche ironico e semplice, rigoroso e nello stesso tempo gioioso di questi due Maestri di Scienza, che si sono rivelati anche e soprattutto Maestri di Vita.


NOTE

[1] Watzlawick, P. Beavin, J.H., Jasckson, Don D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi , delle patologie e dei paradossi. Astrolabio, 1967, Roma

[2] Watzlawick, P., Weakland, J.H., Fisch, R. Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio, 1974, Roma

[3] G. Nardone, P. Watzlawick, L’arte del cambiamento, Ponte alle Grazie, 1990, Milano

[4] Lorenzo Dorelli, Introduzione all’edizione italiana di “Come ci si inventa”

[5] Ferster, H. von, Sistemi che osservano, Astrolabio, 1987, Roma

[6] Foerster, H. von, Glasersfeld, E. von, Come ci si inventa, Odradek, 2001, Roma

Liguria Strategica Anno I

ANNO PRIMO

Giornale Mensile dei Centri di Terapia Strategica e degli Studi aderenti alla Supervisione Strategica della Liguria

Numero 1 – Luglio 2019

La Supervisione strategica nei contesti clinici: ricerca clinica e benessere dell’operatore

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Numero 2 – Agosto 2019

La psicoterapia applicata alle patologie mediche: prospettive di una scienza medica con l’anima
il diabete GIOVANILE

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Numero 3 – Settembre 2019

CURA E… CULTURA!!! Un approccio eco-sostenibile ai problemi correlati all’use delle sostanze psicoattive e ai comportamenti compulsivi assimilabili Trasformare i problemi in risorsa!

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Numero 4 – Ottobre 2019

Che cosa è la Psicoterapia Breve Strategica?

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Numero 5 – Novembre – Dicembre 2019

Alle radici umane dell’approccio strategico: Paul Watzlawick e Heinz von Foerster visti da vicino

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Numero 6 – Gennaio 2020

Si può guarire dal DOC
(Disturbo Ossessivo Compulsivo)?

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Numero 7 – Febbraio 2020

L’automutuoaiuto nella gestione di adolescenti in difficoltà

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Numero 8 – Marzo 2020

Virus e percezione della realtà: quel che dico ai miei pazienti e quel che dico ai miei colleghi

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Numero 9 – Aprile 2020

PANDEMIA
UOMINI E COSE: IMPLICAZIONI PSICOLOGICHE E RADICI ANTROPOLOGICHE

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Numero 10 – Maggio 2020

… lo stile di una comunità … lo stile di Genova!
Progetto di comunicazione e diffusione del Metodo dell’Auto Mutuo Aiuto

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Numero 11 – Giugno 2020

… lo stile di una comunità … lo stile di Genova!
Progetto di comunicazione e diffusione del Metodo dell’Auto Mutuo Aiuto

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